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Categoria: mondo

Nirmal Purja e la bandiera del Kuwait sull’ Ama Dablam

Posted on 27 novembre 201928 novembre 2019 by federico

                                                                    Project Possible (c) : Bandiera kuwaitiana sull’Ama Dablam 

( articolo originariamente pubblicato, in una versione editata, su RockAndIce.com )

Pochi giorni dopo aver annunciato al mondo di aver completato la sua incredibile sfida presentata la scorsa Primavera – scalare tutte e 14 le montagne più alte di 8000 metri in 7 mesi – “Nims” Purja è tornato alla ribalta dei media internazionali in modo clamoroso, rumoroso e spettacolare :

il 13 Novembre , sull’AmaDablam , iconica montagna nepalese di 6832 mt, una gigantesca bandiera lunga 100 mt e larga 30 mt , viene esposta e srolotata dalla cima, sulla parete sommitale, visibile a oltre 10 km di distanza dalla valle 3km più in basso, filmata da elicottero.

La bandiera è del Kuwait : un team di “climbers” kuwaitiani – quasi tutti senza alcuna esperienza pratica in montagna, dal nome altisonante di KFLAG_HEROES – sponsorizzati dal colosso petrolifero Q8 e altri, si è rivolta alla agenzia “Elite Himalayan Adventures” , diretta da Nirmal Purja e composta da fortissimi sherpa, per ottenere un “Guinness Record” .

Solo uno dei kuwatiani sembra sia riuscito ad arrivare in vetta, Yousef Alshatti , idolo locale di “Spartan Race” di 35 anni , ex membro delle Forze Speciali e “brand ambassador” per il ricco Emirato che si affaccia sul Golfo Persico. 

(c) ub-cool.com /Yousef Alshatti, “Spartan Athlete” and ..climber (?)

Tutto il pericoloso lavoro, nel trasportare carichi da 25kg fino in cima la bandiera era composta da 6 parti, per un peso totale di 150kg) e la esibizione di patriottismo kuwaitiano è stata fatta.. da nepalesi !

CHI E’ NIRMAL “NIMS” PURJA E COSA E’ STATO “PROJECT POSSIBLE”

Nirmal “Nims” Purja ha 38 anni, è nato in Nepal e cresciuto nella parte meno montagnosa del paese, in una famiglia molto modesta.

Ha servito per anni come militare in un reparto di elite, i famosi Gurkha ; poi , primo ex Gurkha nella Storia –con passaporto britannico, da tempo – è stato selezionato come membro del corpo d’elite più duro e famoso dell’Esercito Britannico: lo Special Boat Service.

Nel 2012 Nirmal comincia ad appassionarsi alla montagna, scala il Lobuche East inizialmente come parte del training militare, specializzato in guerra di alta montagna.

In pochi anni scala vari 8000, e nel 2018 prende una decisione clamorosa : si congeda in anticipo dallo SBS , rinunciando a 500.000 sterline di liquidazione, e si dedica totalmente a una impresa folle che chiama “Project Possible” ; scalare tutti e 14 gli 8000 in 7 mesi.

E’ riuscito nella impresa nel tempo record di 6 mesi e 6 giorni.

Una impresa assolutamente eccezionale e storica, da ogni punto di vista ; sia per l’impegno finanziario, sia per quello logistico – organizzare elicotteri, permessi, trasferimento di materiale, allestimento dei Campi base , sia per lo sforzo fisico, sostenendo anche due missioni di salvataggio di scalatori in difficoltà in zona della morte ; infine anche per quello mediatico e diplomatico : Nirmal Purja ha dovuto lottare a lungo per ottenere, finalmente, uno speciale permesso dalle Autorità Cinesi per scalare lo ShishaPangma (chiuso alle spedizioni autunnali per decisione del Governo cinese), l’ultimo rimasto nella sua lista.

Nirmal Purja, GasherbrumII summit (c) ProjectPossible-Nirmal Purja

ELOGI E CRITICHE AL “PROJECT POSSIBLE”

Nims ha sempre dichiarato apertamente – e anche questo va detto, a suo favore – di far uso di ossigeno, elicotteri, corde fisse e un team senza il quale non avrebbe mai potuto compiere una simile impresa ; ha anche però affermato, in modo un po’ ambiguo, che il suo non è un progetto individuale ma per tanti nepalesi, a cui dà lavoro, per lo sviluppo e la promozione del turismo in Nepal e anche per l’attenzione all’ambiente , dichiarando di porre sempre in primo piano il lasciare la montagna il più possibile per come l’ha trovata, smontando le corde fisse e i campi alla fine di ogni sua spedizione.

Ovviamente, ha ricevuto sia entusiasti elogi che dure critiche ; la maggiore ha a che fare con lo “stile pesante” di cui abbiamo detto sopra e non solo in montagna : anche nel rapporto con i media – ben poche interviste concesse , molte dichiarazioni e video sui social dove mostra il suo lato più “spaccone” o quello di derivazione militare, tutto orgoglio e e per il fatto che tuttora, dopo aver terminato la sua impresa, non ha presentato pubblicamente dettagli sul suo record, foto e video di vetta di alcuni degli 8000 su cui è stato impegnato non risultano essere stati condivisi .

Reinhold Messner, leggendario primo salitore di tutti i 14 8000 senza ossigeno , ha dichiarato : “Nirmal ha lanciato una sfida diversa, per dimostrare che i nepalesi sono oramai in grado di prendere la leadership della scalate himalayane[..]a great capacity for economic management, leadership, logistics organization. And obviously, exceptional physical resistance.”

Simone Moro, alpinista veterano e maestro nelle scalate invernali sugli 8000, organizzatore ed elicotterista, ha scritto che “Io dico che Nirmal è stato davvero bravo, che ha fatto un qualcosa che finalmente spazza via tutti gli eroi di qualche ottomila[..] Per chi invece ama un alpinismo diverso, oltre che ringraziare Nirmal Purja e complimentarsi (mettete da parta il vostro orgoglio e toglietevi il cappello) cominciate a pensare a cosa si potrebbe e si deve fare di diverso rimettendo ora al centro il vostro “come” e il vostro stile.”

Sir Chris Bonington, il grande alpinista inglese ha invece dichiarato : “Quello che ha fatto è certamente straordinario, ma non è alpinismo. L’alpinismo vero è esplorativo – trovare nuove vie su grandi cime… Non vedo quello che hatto Nims come un grande evento.”

Steven Venables added : “Il fatto che abbia usato ossigeno supplementare diminuisce il valore dell’impresa. So che ha anche usato corde fisse. Non è esattamente alpinismo, se ho capito bene … Sarà certamente nel Guinness dei primati, ma nella storia dell’alpinismo, sarà solo una nota a piè di pagina.”

L’AGENZIA “ELITE HIMALAYAN ADVENTURES” E IL KFLAG “GUINNESS RECORDS” : QUALE FUTURO ?

Nirmal Purja ha scelto una missione molto spettacolare ma controversa, una esibizione di puro orgoglio nazionalista , per evidenti ragioni commerciali . Non c’è nulla di male nel voler recuperare i grandi sforzi economici sostenuti negli ultimi mesi ma quello che colpisce è stata una certa sottovalutazione dell’impatto negativo sulla sua immagine.

Nims ha “dovuto” fare un lungo post per controbattere le critiche, asserendo “che si, aveva aiutato gli amici kuwatiani per festeggiare la prossima ricorrenza del Giorno Nazionale in Kuwait che avverrà ” e “che la bandiera è stata rimossa dopo un’ora”. Il problema è che il Giorno Nazionale del Kuwait è il…25 Febbraio !

La critica più dura gli è stata fatta direttamente nei commenti della Pagina ufficiale Facebook di Nirmal Purja.

Alexander Hillary, fotografo e alpinista neozelandese, nipote del leggendario Sir Edmund Hillary, primo scalatore dell’Everest, che per i decenni successivi contribuì allo sviluppo, alla educazione e a opere di beneficienza per le popolazioni della zona , ha scritto:

“Purtroppo questo non è del tutto vero Nims. Sto scrivendo questo messaggio dal Campo 1 sull’ Ama Dablam e ho sentito che la tua troupe stava chiedendo agli scalatori di andarsene in fretta, per non ostacolarvi. Non solo, tu e i clienti avete lasciato l’Ama Basecamp prima che la tua squadra esausta di Sherpa che portava i pezzi della bandiera dei 25 kg tornasse giù. Sono inorridito dalla mancanza di rispetto che avete mostrato ai vostri connazionali e dipendenti, per non parlare dell’inappropriato posizionamento di una bandiera straniera sull’ Ama Dablam. Sapevi anche che il giorno in cui hai fatto la tua bravata è stato il giorno santo di Mani Rimdu? La comunità Sherpa non era entusiasta di trovare la bandiera drappeggiata in piena vista, durante la cerimonia al Monastero di Tengboche. Nel complesso, non sono favorevolmente colpito dal tuo comportamento, che è stato irrispettoso. Vergogna su di te.

                                              Sir Edmund Hillary sulla vetta dell’Everest, 1953 : sulla piccozza, le bandierine di Regno Unito                    (nonostante fosse neozelandese, omaggiò la nazione organizzatrice della spedizione ; Nepal, e Nazioni Unite 

Timmy O’Neill, climber della Yosemite Valley e in quei giorni sull’AmaDablam , diversamente, ha scritto su Instagram:

“Abbiamo visto come una bandiera massiccia è stata srotolata dalla vetta[..] Nessuna ulteriore spazzatura , né alcuna usura extra sulle corde fisse[..] Salendo verso la vetta, ho incontrato un paio di sherpa che portavano giù il carico con i pezzi di bandiera e, naturalmente, ho incontrato la montagna stessa, che era alta, indifferente e sorprendente come sempre”.

Per quanto mi riguarda, non mi sento affatto arrabbiato con Nims ma un po’ amareggiato.. Quanti facoltosi ed eccentrici clienti da tutto il mondo chiederanno i servizi di Purja e della sua Agenzia per fantasiosi record ? E quanto importante e influente potrebbe essere il suo ruolo, per uno sviluppo sostenibile ed economicamente vantaggioso delle spedizioni commerciali in Nepal ?

Nella sua ultima dichiarazione sui social, Nirmal Purja annuncia l’intenzione di aprire una nuova via sul Cho Oyu, attrezzarla per spedizioni commerciali dal lato nepalese – in alternativa alle vie sul versante cinese utilizzate fino ad ora – e questa è certamente un’idea per sviluppare una zona molto povera del suo Paese.

Mi auguro per il suo futuro più obiettivi di questo genere , magari anche by-fair-means , e spero che non vi sia ulteriore spazio per pagliacciate buone solo per Il Guinness dei …”Primati”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Tomek Mackiewicz : Il Sognatore Ribelle

Posted on 13 maggio 201913 maggio 2019 by federico

Un racconto “differente” su Tomek

Davide Bubani, alpinista e appassionato gestore di Cronache Alpinistiche , magazine cartaceo e gruppo Facebook di scambio opinioni sull’Alpinismo e suoi protagonisti, ha deciso di impegnarsi nello scrivere un libro tributo a Tomek Mackiewicz , alpinista atipico, protagonista sul Nanga Parbat di una incredibile salita in stile alpino , in invernale, sulla via parzialmente iniziata da Messner ed Eisendle e completata da Tomek assieme ad Elisabeth Revol, prima del tragico epilogo : un malore in vetta, probabilmente un’edema cerebrale in alta quota, la disperata discesa trascinato da Elisabeth fino a 7200 metri e la morte.

Il libro “Tomek Mackiewicz : Il Sognatore Ribelle” è uscito per Alpine Studio edizioni , è disponibile su tutte le piattaforme online

La presentazione del libro :

Tomek Mackiewicz era un visionario che cercava la realizzazione della sua esistenza nella montagna. Il suo personale modo di frequentarla e di scalarla era lo strumento per raggiungere un sogno a lungo concepito in Polonia, suo paese di origine, che lo aiutò a uscire dalla piega sbagliata che aveva preso la sua vita. Refrattario alle regole, indifferente alle abitudini, seguiva il suo istinto, e fu proprio quello, unito a una inesauribile tenacia, a permettergli di realizzare il sogno dell’ascensione del Nanga Parbat. Aveva tentato quell’impresa sei volte, tutte in inverno. La settima, con l’alpinista francese Élisabeth Revol, che era già stata sua compagna in due tentativi precedenti, raggiunse la vetta lungo una via sulla parte orientale del versante Diamir ritenuta impossibile, che nel 2000 aveva respinto persino Messner. Sulla via di ritorno, però, sorsero i problemi fisici che portarono alla tragedia che gli costò la vita. Questo libro è un omaggio a un personaggio schivo che forse non si sarebbe nemmeno intravisto al di fuori dello stretto mondo dell’alpinismo di punta, ma che merita di essere conosciuto.

Abbiamo fatto tre domande a Davide Bubani, incuriositi da un libro che non è una biografia, non raccoglie né aveva l’obiettivo di descrivere in termini alpinistici un uomo e la sua impresa – piuttosto il racconto intimo di un viaggio interiore , alla scoperta del lato umano di Tomek, delle motivazioni più alte che guidano sulle grandi montagne donne e uomini.

– ciao Davide, ti conosciamo per essere il creatore e gestore di Cronache Alpinistiche, un magazine mensile, breve ma ben curato, a cui hai affiancato l’ideazione di una “community” su Facebook dal nome omonimo. Ci racconti brevemente il percorso di vita che ti ha portato a scrivere di Alpinismo e di donne e uomini sulle Montagne ? 

Ciao Federico, grazie infinite di questa domanda. Cronache Alpinistiche nasce come una risposta, o meglio un urlo dal cielo da una vetta di una montagna. Sono iscritto al CAI da 21 anni, sono stato in consiglio direttivo della mia sezione CAI , e ho riscontrato che non c’è sufficiente cultura alpinistica e che l’andamento del CAI non è più quello che il 1865 voleva come spirito vocazionale e che oggi dovrebbe essere ancora così, ovvero L’ALPINISMO la sua storia e l’ardore della CULTURA ALPINISTICA. Ecco che una delle tante risposte a questa aridità ha trovato fonte in questa mia idea le CRONACHE ALPINISTICHE. Diffondere informazione e appassionare le persone alla Cultura Alpinistica e perchè no, far sognare le persone.

– hai scelto di scrivere il tuo primo libro parlando di Tomek Mackiewitz , alpinista veramente atipico. Come è maturata questa tua scelta, quali sono le motivazioni che ti hanno spinto ?

Tomek è entrato nella mia vita come bere una pozione ed è entrato nei corridoi linfatici del mio corpo e testa. In tempi non sospetti ho visto in lui il sogno, la vocazione a un alpinismo vocato alle stelle e a grandi valori umani. Ho visto in lui qualcosa di non dimensionalmente inquadrabile negli standard alpinistici, ho visto in lui il Nanga Parbat. Le stesse dimensioni volumetriche del Nanga sono esattamente coincidenti con le dimensioni del Cuore e della storia di Tomek.  Ho visto in lui l’ascesa filosofica dell’anima e del corpo. Ha fatto un’impresa eccezionale e il suo ardore è stato enorme e degno di un alpinista con la A maiuscola. Alpinisti si è prima nella vita poi nell’azione in montagna.

– non hai voluto scrivere una biografia di Tomek né trattare specificatamente di alpinismo ; mi pare tu abbia scelto di raccontare, a tuo modo, un percorso di vita ; se dovessi spiegare , in poche parole, a un profano di alpinismo perchè leggere il tuo libro , cosa gli diresti ?

Caro lettore in questo libro non troverai un biografia e non troverai dati super tecnici alpinistici, trovi un percorso alpinistico di vita che parte dall’inferno fino al paradiso degli 8126 metri del Nanga Parbat, un volo che parte dalla morte ,alla vita sulla vetta del Nanga Parbat, il racconto visionario di un uomo visionario e sognatore, Tomek un uomo un alpinista che ha saputo guardare negli occhi e nell’anima della montagna più grande della terra. Nel libro potrai trovare la Vita e le sensazioni primordiali che conducono i sentimenti e l’ardore dell’uomo esploratore vocato alle stelle.

                                                                      Elisabeth Revol e Tomek Mackiewicz 

 

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Scatole Cronache IV, 4 Dicembre 2018

Posted on 4 dicembre 201814 dicembre 2018 by federico

Antartide

Danilo Callegari (c) con la slitta da 150kg sul pack

Danilo Callegari , avventuriero ed esploratore estremo – e nel suo caso la definizione non è banale – nato nel 1983 in un piccolo villaggio in Friuli, a 14 anni prese la bicicletta e da casa salì sul Monte Coglians, a 2780 metri di quota, tornando dopo 4 giorni.

A 16 anni ha deciso di camminare dalla sorgente alla foce del Tagliamento, per 182 km. Insomma, è facile pensare a un grande fuoco interiore che gli diceva di andare, oltre. Sperimentare, tutto. Camminare,correre, bicicletta, montagne, alpinismo. Poi la decisione di entrare nell’Esercito, e di trovarsi nei Reparti paracadutisti. Nel 2005 la durissima realtà di combattere 5 mesi in Iraq, un’esperienza che gli segna la vita.

Da quel momento Danilo alza l’asticella e comincia a impegnarsi in imprese sempre più complesse ed estreme, pedalando migliaia di km, pagaiando, trascinando slitte con gli sci, volando in parapendio  in Karakorum,Ladakh, Islanda, Sudamerica .

Poi l’alpinismo: Elbrus, Kilimanjaro e nel 2016 il Manaslu, un ottomila non banale, senza ossigeno e assistenza sherpa.

Da un mese Danilo si trova in Antartide, e dopo esser sbarcato nella banchisa di Weddell, vuole raggiungere il Polo Sud, senza assistenza e trainando una slitta di 150kg con gli sci per 1300 km circa. Se raggiungerà il Polo Sud, un bimotore ad elica lo raccoglierà per portarlo sul Monte Vilson, cima più alta del continente , e Danilo si paracaduterà per atterrare nella zona del Campo Base. L’obiettivo finale, scalarlo in stile alpino senza ossigeno.

Danilo, dopo 1 mese

Ora la dura realtà. Sono 1 mese e 2 giorni dalla sua partenza , ed ecco cosa scrive Danilo. Non vogliamo commentare le sue parole, ci sarebbe tanto da approfondire, dibattere, ma nella loro brutalità ed euforia sono esemplari.

“Cari amici miei, questo 2 dicembre segna un mese esatto da quando ho iniziato a trainare la mia slitta in direzione del Polo Sud Geografico. Per certi un mese potrà sembrare poco, per altri molto… per me è stato a tutti gli effetti il mese più lungo, duro, particolare e incredibile della mia vita. Sto vivendo un’avventura pazzesca, che mi sta dando moltissimo sotto ogni forma, in particolare dal punto di vista interiore. In questo mese ho affrontato i venti più forti, le temperature più rigide, le nevicate più abbondanti che abbia mai provato fino ad oggi. Il meteo, diciamo, non mi é stato per niente amico ma si sa, avventura è anche saper accettare questo. L’Antartide fino ad oggi mi sta lasciando diversi segni sul corpo, ho vesciche ai piedi ancora aperte con sangue a forza di continuare a strofinare, ho gli alluci gonfi e quasi privi di sensibilità, una tendinite al polpaccio destro, dolori alle teste dei femori per il tipo di movimento ripetuto milioni di volte che mi rende difficile anche il sonno, ho una forte tendinite ad entrambi i gomiti, la pelle del volto é mangiata dal ghiaccio, le labbra sono distrutte dal vento gelido, ho un’infiammazione alla narice destra per il continuo vento che arriva da sud ovest, ho perso parte della sensibilità delle ultime falangi di tutte e dieci le dita delle mani e ho perso molti chili ma… sono estremamente felice, sto vivendo un ambiente che solo in pochi hanno avuto l’onore di poterlo vivere così, in completa solitudine.
Solo con me stesso nel luogo più freddo, ventoso, desolato ed estremo dell’intero nostro bellissimo Pianeta.
Un fortissimo abbraccio a tutti voi,
Danilo

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Scatole Cronache I, 5 Novembre 2018

Posted on 6 novembre 2018 6 novembre 2018 by federico

Himalaya

Pumori , 25 Ottobre 2018

Il trio rumeno composto dagli alpinisti Romeo Popa, Zsolt Torok e Teofil Vlad ha aperto una nuova via sulla parete Sud Est del Pumori, iconica cima di 7161 metri che si affaccia sul Circo dell’ Everest.

nuova via pumori SE ( Romica Popa, Zsolt Torok and Teofil Vlad )

La nuova via , splendida per logica e difficoltà sostenuta, è prevalentemente su ghiaccio con passaggi di misto difficilmente proteggibili ; si sviluppa per 1100 metri, raggiungendo la cresta sommitale a 6700 . 5 bivacchi necessari, di cui tre in parete e gli ultimi due in cresta ; un giorno di riposo il primo, poi il secondo giorno l’attacco finale, avvenuto affrontando venti fino ai 100 kmh. 

in parete con everest,lhotse e nuptse sullo sfondo ( Romica Popa, Zsolt Torok and Teofil Vlad )

 

La discesa è avvenuta effettuando 1000 metri di doppie lungo la parete Ovest. La difficoltà è stata classificata come AI 4, R (il grado dovrebbe essere quello rumeno, indica una media difficoltà tipo D francese).

                            pumori summit ( Romica Popa, Zsolt Torok and Teofil Vlad )

Lunag Ri , 28 Ottobre 2018

David Lama ha realizzato il sogno, a lungo inseguito, di scalare il Lunag Ri ( 6905 metri ) , e l’ha fatto in solitaria: dopo i famosi 2 tentativi in duo con Conrad Anker, l’ultimo dei quali conclusosi con una drammatica ritirata a seguito di un infarto che ha colpito Conrad. Per ora non si conoscono i dettagli della salita, che teoricamente dovrebbe essere il completamento dei precedenti tentativi , con salita sullo zoccolo al centro sx della foto e lungo la cresta fino in vetta.

                                           Lunag Ri , 6907 metri (red Bull copyright)
Posted in himalaya, mondo, people, scatole cronache, tibetTagged david lama, lunag ri, pumori, romaniaLeave a comment

Le retour à l’âge d’or

Posted on 28 ottobre 201623 agosto 2018 by federico

Tra la fine dell’Estate e il primo mese di Autunno, l’alpinismo d’alta quota ha vissuto un fulminante periodo di straordinarie scalate, in Nepal, India e Cina .

Le caratteristiche comuni a imprese molto differenti tra loro sono l’essere piccoli team, la ricerca di linee estetiche, in terreno misto difficilissimo, con uno stile e un’etica che richiamano il periodo d’oro ( grazie a Stefano Lovison per questa felice sintesi) degli anni ’80 e ’90, uno sviluppo importante su vie ripidissime e tecniche.

Tra le spedizioni che hanno realizzato straordinarie scalate, ne abbiamo scelte due, che riteniamo particolarmente significative, qui solo un piccolissimo riassunto di anticipazione.

  • Direttissima “Moveable Feast” Sergey Nilov, Dmitry Grigoriev e Dmitry Golovchenko (RU). North Buttress Thalay Sagar, 6904 metri, 1600 metri di sviluppo, 1200 di elevazione, media di 62° di inclinazione e media della parete 71° – 15/9/2016. Via nuova con alcune parti comuni a precedenti vie, è a piombo. Non hanno usato portaledge ma una tendina, potrebbe essere la prima salita in via alpina della Nord .
  • “Great Escape” Nyainqentangla, 7046 metri, 1600 metri di sviluppo, Sud Est via the North Buttress, Nick Bullock e Paul Ramdsen(UK). Prima assoluta salita. Terreno sconosciuto, nessuna assistenza.

 

Nyainqentangla South East
Nyainqentangla South East, 7 giorni di scalata

 

thalay sagar north
thalay sagar north, 8 giorni di scalata (credit mountain.ru )
Posted in himalaya, mondo, tibetTagged autumn 2016, climbing, high altitude, Nyainqentangla, thalay sagarLeave a comment

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