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Corrado “Korra” Pesce , classe 1981, novarese trapiantato a Chamonix da oltre un decennio, è un fortissimo alpinista ; ormai “transalpino”, come lui stesso si sente, è diventato infatti Guida Alpina in Francia , famiglia sul versante francese del Monte Bianco. Predilige vie difficili e tecniche, ha scalato tantissimo sulle Alpi e in Patagonia. Ha appena pubblicato un bel racconto, molto interessante, della sua ultima scalata sul Cerro Torre su Instagram – in inglese – e mi ha gentilmente concesso di tradurlo in italiano . E’ veramente interessante per uno sguardo sull’attualità e sulle prospettive future dell’arrampicata patagonica. Va ricordato che per tutto il mese di Gennaio il tempo è stato pessimo, pertanto la finestra di bel tempo ha causato….
Una Giornata di Traffico sul Cerro Torre
di Korra Pesce , traduzione Federico Bernardi
Febbraio finalmente ha portato una lunga finestra di bel tempo qui a Chaltén. Assieme a Jorge Ackermann siamo saliti su Noruegos con lo stesso zaino pesante che avevamo già riportato a valle scappando via da questo posto folle.
approccio a Noruegos, “Campo Base” per il Cerro Torre
Sapevamo che le condizioni non erano affatto buone su roccia, specialmente sul Cerro Torre.
Così abbiamo “lanciato i dadi” su Tiempos Perdidos, una via che porta sul lato sud del Colle della Speranza, aperta da Andy Parkin e François Marsigny nel 1994. Una meraviglia di ghiaccio lunga 800 metri, purtroppo minacciata da un enorme seracco.
Questo percorso ha visto ripetizioni da parte di alcuni dei migliori scalatori di ghiaccio che abbiano mai visitato la zona, personaggi come Bruno Sourzac, Bjorn Eivin Artun e non è stata completata sino alla vetta fino al 2005, quando Kelly Cordes e Colin Haley hanno collegato questa via con la via dei Ragni.
Siamo partiti il 4 febbraio [da El Chalten], il 5 siamo partiti da Noruegos nel pomeriggio e dopo esserci crogiolati al sole sotto Mocho, ci siamo fatti lentamente strada verso la nostra linea sognata. Non eravamo sicuri delle condizioni della neve, fino a quando non abbiamo superato la crepaccia terminale verso le 21:30.
Il percorso era in mega condizioni, neve incredibilmente buona fino in cima ma impossibile da attrezzare regolarmente con buone protezioni. Abbiamo proceduto in simulclimbing la via in 4 ore e mezza, poi siamo saliti lungo la via dei Ragni fino a un buon posto per bivaccare sotto l’Elmo. Alle 2:30 del 6 febbraio ci siamo infilati nel nostro kit da bivacco leggero e abbiamo aspettato la luce dell’alba.
Dopo alcune ore di sonno ci siamo resi conto rapidamente che c’erano parecchie persone sopra di noi ! La via dei Ragni è una delle linee più ambite della zona, per ovvie ragioni, tutti volevano arrivare in cima il più presto possibile.
Era chiaramente un disastro, 7 cordate e un mucchio di alpinisti , in queste circostanze sembrava di scalare l’ Ama Dablam o un ottomila tecnico.
Abbiamo iniziato a scalare alle 8:30 e ci siamo uniti al gruppo che guidava due tiri sotto la cima – che aveva fatto un ottimo lavoro nel pulire una quantità notevole di brina fino a quel punto. Da lì ha proceduto uno degli scalatori della seconda cordata. Anche se le cordate sottostanti non sembravano molto entusiaste di vederci passare, ci siamo sentiti i benvenuti lassù. Presto ci è parso chiaro che qualcuno avrebbe potuto ritrovarsi molto stanco e bagnato, scavando il tunnel sull’ultimo tiro del fungo.
scavando il tunnel sul fungo sommitale
Mi sembrava che la mia presenza e quella di Jorge, lassù, fosse vista come molto utile, perché avevamo già aperto il fungo sommitale negli anni passati. In effetti, stavamo solo per mostrare agli altri che anche dopo aver già scavato il tunnel, chiunque non sarebbe stato entusiasta nel farlo nuovamente, a meno che non fosse davvero l’unica opzione disponibile.
Da quanto posso ricordare, non sono convinto di essere particolarmente bravo ad arrampicare sul rime – e sono rimasto molto colpito dall’ottimo lavoro fatto da Fabian Buhl e ora Christophe Ogier. Non osavamo certo chiedere di guidare, quindi non ci siamo offerti, ma eravamo lì nel caso in cui gli altri esaurissero i proiettili. Avrebbe potuto esserci la possibilità di crogiolarsi al sole , invece era un po’ freddo e nuvoloso ; abbiamo incoraggiato Christophe e quindi aspettato.
in uscita dal fungo sulla vetta
La prima parte , un mezzo tubo naturale è stata scalata velocemente. Poi c’è la parte a strapiombo e per evitare il rischio di una lunga caduta, abbiamo incoraggiato Cristophe a scavare un tunnel verticale. Dopo ore di scavo è tornato umido e stanchissimo per l’esilarante avventura ,che ha incluso un volo frusta da 10 mt -che ci ha un po’ preoccupato.
Nel frattempo un folto gruppo di italiani si è radunato sotto al fungo. Contrariamente alle prime cordate, non avevano alcun equipaggiamento per il bivacco ed erano ovviamente eccitati per salire in vetta al più presto. Edoardo Saccaro ha fatto un ottimo lavoro scavando la sua parte di tunnel. Nel frattempo le cordate attrezzate o con tende si sono preparate per un bivacco.
Quando Edo ha superato tutte le incertezze finali, la tensione è svanita : tutti sapevamo istintivamente che saremmo andati in vetta. Abbiamo ovviamente lasciato passare tutti gli alpinisti senza kit bivacco e con Jorge ci siamo infilati nel sacco per la notte .
La mattina seguente non c’erano una, non due, ma ben tre corde fisse, ed è stato chiaro che a nessuno importava più nulla di seguire la rigida etica dell’arrampicata e ci siamo tutti sparati verso l’alto ! Onestamente era evidente già da molto tempo che l’ “esperienza” del Torre era cambiata oltre il punto di non ritorno…
Jorge ha fatto un tiro usando il microtraxion e io ho fatto l’unica cosa a cui potevo pensare, ho scaldato il mio corpo congelato facendo jumar e fotografando la parete nord. Siamo arrivati in cima subito dopo l’alba.
Korra e Jorge in vetta sul Cerro Torre
La discesa è andata molto bene e abbiamo incrociato molti altri climbers impegnati in salita. Mi chiedo se la situazione reale sul Cerro Torre sia poi così diversa dal tempo in cui c’erano tutti i chiodi sulla via del compressore!
Ho notato che dall’80 al 90 percento delle persone sulla via dei Ragni non ha certo affrontato il vero carico di lavoro richiesto da questa salita. Molti climbers con abilità limitate lo stanno ancora scalando. Buon per tutti fino a quando nessuno si farà del male. Ho visto come l’arrampicata su ghiaccio bagnata da acqua stia diventando un po’ troppo popolare, e credo che sorgeranno problemi con questo sovraffollamento. Più climbers non qualificati verranno a provare, ci saranno più salite guidate, più droni.
Personalmente non tornerò sulla Via dei Ragni a metà stagione.
Grandissimo lavoro per Fabian Buhl [che è sceso col parapendio,NdR], Edoardo Saccaro e Christophe Ogier , sono loro che sono saliti sul Torre, fatto il duro lavoro, su cui noi ci siamo “meramente appoggiati”.. Ad ogni modo, sono entusiasta di aver scalato in simulclimb la maggior parte dei 1300 metri con Jorge. Korra Pesce e Jorge Ackermann
Ringrazio molto Korra Pesce per la disponibilità. Tutti i diritti riservati a Korra Pesce, testo e foto precedentemente pubblicati su Instagram @korra_pesce
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Corrado “Korra” Pesce, born in Italy in1981, from Novara ; living in Chamonix since over a decade, he is a very strong climber; now more “transalpine french” than italian, as he himself feels, he has become an Alpine Guide in France, he got a family on the French side of Mont Blanc. He likes difficult and technical routes ; has climbed a lot in the Alps and in Patagonia. He has just published a nice, very interesting story of his latest climb on Cerro Torre on Instagram that we copied here. It is really interesting for having a look at the current and future prospective of Patagonian climbing. It should be remembered that for the whole month of January the weather was bad, therefore the window of good weather caused ….
A traffic day on Cerro Torre
written by Korra Pesce
February finally brought an extended window of good weather here in Chaltén. Together with Jorge Ackerman we went up Noruegos with the same heavy backpack we already had taken down to the valley ready to fly away from this mad place.
approaching Noruegos, Cerro Torre “Base Camp”
We knew conditions were hardly any good for rock walls especially on Torre. We decided to roll the dices on Tiempos Perdidos a route leading up the south side of Colle della Speranza, opened by Andy Parkin and François Marsigny in 1994.
Is a 800mt ice marvel unfortunately thretened by a massive serac. This route has seen repeats by some of the finest ice climbers ever visiting the range people like Bruno Sourzac, Bjorn Eivin Artun it was not completed to the summit until 2005 when Kelly Cordes and Colin Haley linked this route to the Ragni route all the way to the top.
We walked in on Feb 4th, the 5th we started from Noruegos in the afternoon and after basking in the sunshine under Mocho we slowly plodded our way toward our intended line. We were not sure about snow conditions untel we passed the shrund at around 9:30pm.
The route was in mega conditions, unbelievable good snow all the way but impossible to place good protection regularly. We simulclimbed the route in 4:30 hours then climbed up along the Ragni until a good bivy place below the Elmo. At 2:30 am on feb 6th we sat down in our light bivy kit and waited for the light.
After a few hours sleep we quickly realized there were a lot of people above. The Ragni route is one of the most coveted routes in the range for obvious reasons and everyone wanted to make it to the top as early as possible.
It was clearly a mess of people like 7 parties ,and under these circonstances it felt like ascending Ama Dablam or a technical 8000er.
We started at 8:30 and joined the group ahead two pitches below the top, they had done a great job of cleaning an unusual amount of rime up to there. From there, one of the climbers of the second party took over.
If the parties below didn’t seem very psyched of seeing us passing our presence felt welcomed up there. Soon it seemed clear that someone will have to get very tired and wet by digging a tunnel on the last pitch.
I felt like my and Jorge presence up there were looked upon like something very useful, because we had already open the summit mushroom in past years. In fact we were only going to show that most people who had to dig the tunnel then will not be psyched to do it again, unless it’s really the only option available. Of what i remember of rime climbing is that i‘m notconvinced i‘m especially good at that ,and was pretty impressed of the work made by Fabi and now Christophe.
I wouldn’t dare pretending to lead or anything so we did not offer but were there in case they would run out of bullets. It could have been a chance of drying out in the sunshine but it was kinda cold and cloudy, we encouraged Christophe and waited.
top of mushroom, exit to summit
he first part had a natural half pipe and was quickly ascended. Come to the overhanging part in order to avoid a massive fall we encouraged him digging a vertical tunnel. After hours of digging he came down wet and tired by the exilarating venture which included a 10mt whipper that had us all a bit stressed.
In the meantime a large group of Italians gathered below the mushroom. They had no bivy gear contrarily to the first parties and were obviously super psyched about making it up asap. Edoardo Saccaro made an amazing job digging his way up. In the meantime the teams with bivy kit or tents prepared for a bivy.
When Edo eventually topped out all of the incertain of the situation disappeared. We all instatly knew we would top out. We let all of the people w/o bivy kit go and with Jorge we crawled in the bivy bag.
The following morning there were not one, not two but three ropes fixed, it was clear that no one really gave a shit about any strict climbing ethics and we were all just firing to the top without getting hurt. It honestly was obvious since longtime that the expérience was altered beyond return.
Jorge made a microtraxion lap and i did the only thing i could think of, warming my frozen body by jugging and taking pictures of the north face. We stand on the top just after sunrise.
Korra e Jorge ,Cerro Torre summit
The descend went really well and we crossed a lot of people on the way up. I wonder if the actual situation on Torre is any different from the time when there were pitons on the compressor route.
I really see that 80 to 90 percent of the people on Ragni are not doing any of the real workload this ascent require. A lot of people with limited abilities are still making it up. Good for everyone as long as no one will hurt himself. I saw how watered down ice climb tends to become way too popular and the problems will come with this overcrowding. More unskilled people will come giving a try, more guided ascents, more drones.
I will not return to the Ragni in the middle of the season. Good job to Fabian Buhl, Edoardo Saccaro and Christophe Ogier who were keen to embrace the hard work they are the one who climbed Torre we were merély standing on top of it. Still, psyched for simulclimbing most of 1300mt with Jorge.
#cerrotorre #liveclimbrepeat #lasportivagram
Korra Pesce and Jorge Ackermann
Thank you very much to Korra Pesce. All rights reserved by Korra Pesce, previously published on 3 posts Instagram @korra_pesce
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