Montagna Magica

[:it]Dalle Alpi agli Appennini, fino al Karakorum, a piedi e con mezzi pubblici. Gian Gasca e l’esplorazione “sostenibile”[:]

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Nelle puntate precedenti di Cime Tempestose, abbiamo parlato molto di donne, uomini e delle loro imprese straordinarie, difficili, in alta quota tra ghiaccio e neve, o sui graniti assolati della California, ma sempre cominciando il nostro racconto ai piedi delle Montagne prescelte.

Oggi vogliamo parlare del percorso verso le montagne da scalare, che difficilmente ai giorni nostri ha carattere esplorativo: la facilità dei viaggi aerei e di trasferimenti intercontinentali ha ridotto a ben poche le spedizioni che cercano l’impresa già durante il percorso, dove ogni incontro e contatto con la natura e la cultura diventa esplorazione.

 il nostro racconto comincia a Torino, in pianura, e precisamente nella “Culla” del Club Alpino Italiano, dove un’idea prende piede e viene annunciata in questi caldi giorni del 2017, Anno internazionale del Turismo Responsabile promosso dall’ONU :  un lungo viaggio solitario promosso e finanziato dal CAI, che parte da Torino per raggiungere il K2, montagna iconica per la sua prima ascesa italiana del 1954, il tutto utilizzando il più possibile i mezzi pubblici.

 “Un lento viaggio via terra da compiere con mezzi pubblici e piedi che attraversa Europa, Bielorussia, Russia, Kazakistan, Cina e Pakistan , in percorsi dal sapore antico” , viene definito dal suo protagonista Gian Luca Gasca, piemontese del 1991, giovane alpinista, esploratore e scrittore.

lastampa.it (c)

Gian Luca Gasca è appassionato di montagna dall’adolescenza, dopo gli studi intraprende un mestiere di divulgatore scientifico, ma nel 2014 mette uno zaino in spalla, viaggia lungo le Alpi italiane a piedi, utilizzando autobus o treni , e questa decisione  lo porta a stravolgere la sua vita.

Decide così di abbandonare la divulgazione scientifica per continuare a viaggiare tra le montagne, studiare e scrivere di alpinismo e viaggi.

Nell’estate del 2015 attraversa le Alpi da Trieste a Nizza, in due mesi, a piedi e in parte con mezzi pubblici, raccogliendo testimonianze di vita lungo il percorso e che fanno parte del suo primo libro  , intitolato “54 giorni nel cuore delle Alpi”.

Durante il 2016 scrive il suo primo libro dedicato alla storia dell’alpinismo , “Nanga Parbat, la montagna leggendaria”  edito da Alpine Studio, in cui racconta la storia della nona montagna del pianeta, montagna di cui vi abbiamo parlato nella quinta puntata di Cime Tempestose.

Sempre nel 2016 decide di percorrere gli Appennini da Nord con le stesse modalità utilizzate sulle Alpi.

Un viaggio dalla Bocchetta di Altare alle Madonie attraverso l’Italia minore, quella che si muove lentamente e che pare sospesa nel tempo, interrotto e profondamente influenzato dal terremoto che tanto ha sconvolto il cuore degli Appennini.

Nel corso del viaggio appenninico Gian Luca ha incontrato e intervistato uomini e donne straordinarie, che cercano di vivere in una zona sempre più abbandonata e difficile, per l’impoverimento progressivo del territorio, le difficoltà oggettive, la mancanza di lavoro, strette tra amore per la tradizione e il desiderio di tramandare una cultura profonda che lentamente sta scomparendo.

La caratteristica saliente di questi viaggi è proprio la lentezza degli avvicinamenti, la mancanza di vincoli nell’arrivare, in sostanza la mancanza di una meta o di una vetta precisa ma la straordinaria presenza di un’esplorazione continua, di una riscoperta di paesaggi, valori e di ambienti che hanno forgiato la Storia dell’ Alpinismo italiano ma che soprattutto rappresentano l’essenza pura dell’andare per montagne, la bellezza nell’assaporarle lentamente, arrivarci con calma e fatica, vivere le culture che le circondano, capire i bisogni e i sogni delle genti che le vivono, e quindi non solo superarne i ghiacciai, i crepacci, sfidarne le pareti e i canaloni, arrivarne sulle cime.

L’idea di Gian Luca Gasca è arrivata quindi a questa bella e inconsueta impresa, il cui percorso ovviamente dovrà fare i conti con problemi socio politici, difficoltà in zone di guerra da aggirare, lingue e culture lontane dalla nostra, incertezze negli itinerari e disagi in molti trasferimenti, d’altra parte la bellezza è proprio in tutte queste cose.

Ci attendono quindi mesi di un lento avvicinamento alla “montagna degli italiani”, la magnifica piramide pakistana seconda vetta al mondo, il K2, durante i quali Gian Luca raccoglierà col suo stile rigoroso e attento al sociale moltissime testimonianze preziose, ripercorrà antichi cammini e salirà su polverosi autobus pieni di umanità e di storie.

Gian Luca Gasca , nella presentazione del viaggio, ricorda che in passato già tanti hanno effettuato percorsi simili durante spedizioni, anche se il mezzo più utilizzato per arrivare fino all’India era la nave ; soltanto negli anni ’70 proprio Gunther Messner, il fratello di Reinhold, effettuò un viaggio simile verso il Pakistan, verso il Nanga Parbat, con i camion pieni della Spedizione.

Il percorso del giovane piemontese , come scrive lui stesso, “sarà più lungo, più sicuro, più burocratico, più sfaccettato culturalmente e, spesso, semi sconosciuto a noi occidentali con la testa rivolta a ovest. Un lungo viaggio verso una montagna di 8000 metri. Un’esperienza ormai inusuale, ma affascinante, che sarà raccontata in diretta dal primo agosto attraverso i canali social del Club Alpino Italiano e sulla rivista Lo Scarpone”.

E’ per noi molto bello e importante vedere questo approccio al viaggio sostenibile, nella nuova generazione di alpinisti ed esploratori, ne abbiamo straordinari esempi nelle spedizioni dei Ragni di Lecco, gruppo alpinistico storico, che spesso scelgono avvicinamenti lunghi, a piedi, in canoa, con gli sci su terreni ancora parzialmente inesplorati.

Anche se il viaggio di Gian Luca non è un’impresa alpinistica estrema, il percorso e lo stile con cui viene affrontato sono essi stessi impresa, in un’epoca dove la velocità, la tecnologia e i mezzi di trasporto spesso cercano l’annullamento del tempo lungo, quello che costringe l’uomo a pensare, riflettere profondamente sui suoi passi e sugli incontri con gli altri.

 

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